QUELLI CHE AL BAFF 2015

Paolo Castelli (direttore esecutivo B.A. Film Festival)

Quelli che gli risulta difficile scrivere, quest’anno, Quelli che al Baff 2015,

Quelli che nella prima edizione si sentivano ancora dei giovani favolosi e ora si sentono dei vecchi favolosi,

Quelli che non riescono a scrivere Quelli che al Baff 2015 perchè erano così tanti gli appuntamenti e gli ospiti interessanti che dovrebbero scrivere un intero poema,

Quelli che al Baff 2015 hanno visto al lavoro un team incredibile, capace, contemporaneamente, come dicono in Luxottica, sia di feedback che di feedforward,

Quelli che al Baff 2015 hanno visto le nuove generazioni ‘visionare’ film, a volte complessi, con attenzione e, quando richiesto, in silenzio, per poi premiare, con coraggio, per il concorso Made in Italy – Scuole, Fuoriscena di Massimo Donati e di Alessandro Leone, la de/tection di un anno all’Accademia della Scala,

Quelli che hanno incrociato i sorrisi solari di Valeria Solarino e di Alessandra Mastronardi, la comicità esplosiva di Riccardo Rossi, il talento teatral/esistenzialista di Alessandro Haber, la saggezza di Walter Veltroni, la sregolatezza di Vittorio Sgarbi, la profondità di Vladimir Luxuria, il rigore di Elisabetta Sgarbi, la semplicità buddista di Francesco Bruni, lo zen di Giorgio Pasotti, l’eloquenza taoista di Sergio Castellitto, la dolcezza di Francesca Archibugi, la complessità sufi di GianMarco Tognazzi, l’eleganza di Chiara Rapaccini, la pertinenza di Maurizio Nichetti, la precisione di Laura Delli Colli, la sapienza stracult di Marco Giusti, la vitalità di Peter Torres e di Howard Ross, la giovinezza ‘animata’ di Alessandro Belli, il touch lubitschiano di Max Croci, la consapevolezza colta di Stefano Fresi e di Antonello Fassari, l’empatia di Marco D’Amore, il coraggio produttivo di Marta Donzelli, il carisma giovanile di Alessio Vassallo e di Cristina Piccinelli, l’insegnamento civile di Fabrizio Ferracane, il camera-look cinefilo di Antonello Sarno, la schiettezza di Pasquale Squitieri, la filologia culinario-cinematografica di Giancarlo Rolandi, l’accuratezza di Fabio Micolano, le EXPO-sizioni dei progetti di Silvana Vairo Gaddi, di Elisa Menuzzo e di Nicola Conti, la simpatia di Andrea ‘Si può fare’ Bosca e di Adelmo Togliani,

Quelli che non abbiamo citato ma erano altrettanto sorridenti, disponibili, competenti e favolosi,

Quelli che hanno visto a B.A. (Busto Arsizio) una mostra dedicata ai set di Mario Monicelli in contemporanea con B.A. (Buenos Aires),

Quelli che gli studenti dell’Istituto Cinematografico Michelangelo Antonioni non potrebbero avere un set migliore per una settimana,

Quelli che sono venuti da Lugano per il festival,

Quelli che pensano che B.A. possa essere un bel posto per vivere con A.B.,

Quelli che dopo il Baff potranno ancora andare al cinema a piedi o in bicicletta nelle bellissime sale d’essai di B.A.,

Quelli un po’ bi-polari che credono di vivere a B.A. come fosse Buenos Aires,

Quelli che rimpiangono le conversazioni con la regista teatrale Delia Cajelli,

Quelli che da bambini sognavano un festival di cinema nella loro città e questa favola gliela raccontava ogni sera loro padre,

Quelli che la serata post-festa in piazza del festival l’hanno passata con gli ospiti all’ex Cinema Castelli, oggi un ristorante slow-food e non un garage,

Quelli che sul canale youtube della Galleria Boragno possono vedere una intensa lectio magistralis di Lino Fiorito, lo scenografo dei primi quattro film di Paolo Sorrentino e di molto altro ancora,

Quelli che nella loro fantasia hanno ‘girato’ la commedia noir-cinéphile B.A. Confidential,

Quelli che Sky ha già acquistato i diritti di La stanza (dei bottoni) del sindaco,

Quelli che Steve, a B.A., è sempre più Della Casa,

Quelli che Alessandro Munari dirige una (B.A. Film) Factory che neanche Andy Wahrol si sognava.